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XC | 90
Fashion Show 2025

Istituto Marangoni Milano presenta XC | 90, il Fashion Show 2025, una celebrazione della creatività e delle nuove prospettive del design. Il 27 settembre alle ore 19.00 (CEST), la Galleria Meravigli di Milano ospita le collezioni dei dieci designer selezionati dal terzo anno del corso di laurea in Fashion Design, che portano in scena la loro visione del futuro della moda. L’evento sottolinea l’impegno della scuola verso l’innovazione, la formazione e lo stile, celebrando al tempo stesso i 90 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1935.

ISTITUTO MARANGONI MILANO PRESENTA XC | 90 – IL FASHION SHOW PER I 90 ANNI DELLA SCUOLA

Il 27 settembre 2025 alle ore 19.00, la Galleria Meravigli a Milano si trasforma in un palcoscenico d’eccezione per XC | 90, il Fashion Show che celebra i 90 anni di Istituto Marangoni. Dieci giovani designer presentano le loro collezioni che raccontano il futuro della moda, coniugando visione creativa e linguaggi contemporanei. 

Fashion Show Image 1

Il titolo XC | 90 sottolinea il valore simbolico dell’anniversario: nella tradizione pitagorica, il 9 rappresenta il livello più alto prima del rinnovamento spirituale, mentre lo 0 non è assenza ma potenziale infinito. Novanta diventa così non solo celebrazione del tempo trascorso, ma trasformazione in nuove possibilità. 

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XC | 90 non è soltanto una sfilata, ma un atto di consapevolezza e di proiezione. Celebrare i 90 anni di Istituto Marangoni significa guardare al nostro patrimonio di conoscenze e al contributo che abbiamo dato alla moda italiana e internazionale, ma soprattutto significa restituire questo bagaglio alle nuove generazioni, invitandole a trasformarlo”, spiega Paolo Meroni, School Director di Istituto Marangoni Milano. 

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Una giuria di illustri esperti del settore moda ha selezionato i dieci talenti più promettenti tra gli studenti del terzo anno del corso di laurea in Fashion Design protagonisti dello show. La giuria era composta da: Alessandro Sartori, Direttore Artistico di ZEGNA; Antonio Masciariello, Heritage Director di Versace; Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia; Francesco Scognamiglio, Creative Director di Maison Francesco Scognamiglio; Luca Rizzi, Pitti Tutoring & Consulting Director di Pitti Immagine; Marco Rambaldi, Creative Director di Marco Rambaldi; Sara Sozzani Maino, Creative Director di Fondazione Sozzani; Stefania Valenti, Managing Director di Istituto Marangoni; Silvano Rossi, Director Human Resources di Versace; e Vincenzo Ferrante, Head of Global Wholesale & Franchise di MSGM. Il loro giudizio e la loro esperienza hanno guidato la selezione finale. 

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Ad accompagnare le collezioni, un set design dal forte impatto concettuale, ideato da Diana Marian Murek, Director of Education di Istituto Marangoni Milano: “Il set design di XC | 90 è concepito come un ambiente astratto ed evocativo, con un’installazione site-specific realizzata attraverso una membrana artificiale estroflessa. È la memoria che affiora, si dilata e prende forma nello spazio, proiettandosi nel presente e generando nuovi scenari tangibili.” 

Fashion Show Image 5

La produzione è curata da MONOGRID, realtà leader nelle esperienze phygital, che fonde creatività, innovazione e tecnologia per dare vita a eventi immersivi. Arricchisce il percorso espositivo il progetto curatoriale CODEX, che intreccia lo sguardo degli studenti di Fashion Styling con le creazioni dei designer, restituendole in una nuova forma editoriale e simbolica: un ritorno alla fisicità del cartaceo come memoria, oggetto e fonte d’ispirazione. 

Il sound design è firmato dall’artista e compositore di fama internazionale Emiliano Zelada, che racconta così la sua visione: “La composizione sonora della sfilata è concepita per creare un paesaggio che rifletta l’incontro tra modelli computazionali e creatività umana, una sinfonia di moderna malinconia arricchita da sezioni vocali generate dall’intelligenza artificiale.” 

A completare l’esperienza estetica, il grooming è realizzato con il supporto di L’Oréal per l’hair e di KIKO per il make-up, curato dalla make-up artist Cosetta Giorgetti.  

Con XC | 90, Istituto Marangoni Milano celebra nove decenni di storia e guarda al futuro con rinnovata energia, confermando la sua missione: formare i protagonisti della moda nel segno della creatività, dell’innovazione e dello stile. 

 

In collaborazione con:

 

 

BEATRICIA ROTARU
GIORGIA CANDIDA SORBILLO
MARESIA CRISTINI
MARCO TRULLI
JACOPO MARIA ARENA
VITTORIO TINTI
KYUNGHOE KU
KATSIARYNA YERMAKOVA
ASIA PECORINI
GIUSEPPINA LAMIRANDA
BEATRICIA ROTARU
A ME VEL PRO ME

Tra coscienza e subconscio, la collezione esplora simbolicamente il tema del destino: è una scelta che compiamo o qualcosa già scritto per noi? Entra in scena il Teatro della Vita, dove ci troviamo di fronte a una domanda essenziale — siamo autori o attori, registi o marionette?

Ogni creazione dà vita a un dialogo intimo con sé stessi, in uno spazio infinito di riflessioni e contraddizioni, dove la logica svanisce e prende il sopravvento un’estetica predestinata.

Il risultato è un immaginario sospeso, che fluttua tra l’eco di origini dimenticate e il fascino glamour del presente

GIORGIA CANDIDA SORBILLO
VADO. C’È L’ALTALENA LIBERA

Questa collezione non segue una linea — la salta. È un design emotivo, ribelle e profondamente umano, intriso dell’irriverenza di Pippi Calzelunghe, dell’ironia strutturale di Ettore Sottsass e della libertà delle forme. Non chiede di essere capita subito — vuole essere vissuta, toccata, smontata, reinventata. Le forme dialogano senza chiedere il permesso, dando vita a identità giocose e a spazi liminali in cui l’ironia si veste di sproporzioni inattese.

Come Pippi Calzelunghe, che ride mentre le sue trecce sfidano la gravità — scarpe troppo grandi, cuore ancora più grande. O come Sottsass, che ci ricorda che l’ordine è solo una convenzione che la gioia può smontare — una credenza Memphis che è al tempo stesso una battuta e un’affermazione di design.

Sull’altalena non si va da nessuna parte — ma lo sguardo si apre: tra la risata di Pippi e il caos di Sottsass, il gioco diventa intenzione e la leggerezza si fa visione.

MARESIA CRISTINI
_RESTO IN SOSPESO_ 

Una collezione nata da un’urgenza interiore: liberarsi dalla tirannia dell’unicità. Alla domanda “Chi sei?”, risponde con una moltitudine. È un’ode alla complessità dell’essere — al diritto di apparire frammentati, incoerenti, polimorfi. Una sinfonia di dissonanze, desideri che collidono, pensieri contraddittori che trovano comunque un modo per coesistere.

Deliberatamente fuori asse, eppure costruita con rigore. Imperfetta per scelta, precisa nel design. Ogni abito è un frammento di un mosaico emotivo in cui follia e armonia si incontrano, e il contrasto cela una coerenza segreta. Le cuciture disegnano silhouette in transizione — sospese tra il glamour del passato e l’infosfera del futuro. Nulla si allinea, eppure ogni elemento trova il proprio senso.

MARCO TRULLI
OTIA LIBERRIMA  

In un mondo in cui l’uomo moderno è spesso intrappolato da convenzioni e aspettative, Otia Liberrima si propone come una fuga poetica — un invito a riscoprire una libertà più autentica, più istintiva. I codici classici dell’abbigliamento maschile, da sempre emblemi di formalità e contenimento, vengono reimmaginati come tele vive, plasmate dal respiro della natura.

Delicati rosa di petalo attraversano le cuciture, ricami floreali sbocciano sui tessuti, cromie vibranti scorrono organicamente da un capo all’altro. Dove la struttura si allenta, la natura prende il sopravvento — la formalità si sfila per far spazio a una spontaneità selvaggia.

Sono rivoluzioni silenziose: mai rumorose, ma radicalmente libere. Nasce così una nuova morbidezza sartoriale, attraversata dal gesto indomito di un ricamo in fiore.

JACOPO MARIA ARENA
DIVERSO 

Questa collezione nasce come una critica radicale alle categorie tradizionali di genere, mettendo in discussione i confini che la società ha tracciato attraverso il linguaggio della moda. La sua ispirazione affonda nel Simposio di Platone e nella figura dell’essere androgino — creatura che racchiudeva in sé entrambi i generi originari, dando vita a una terza possibilità: libera, senza limiti, indefinita.

Non qui, non là, ma in ogni spazio intermedio: un percorso alternativo, illimitato, inafferrabile. È un rifiuto silenzioso di farsi definire dallo sguardo esterno o domare da quella voce interiore che ci spinge a rimpicciolirci, a smussare i contorni, a sparire.

Così la collezione diventa più di un esercizio estetico — diventa apertura. Un invito a riconquistare la libertà di esistere per ciò che si è, oltre i nomi, oltre il genere, oltre la paura. Non una risposta definitiva, ma uno spazio che accoglie possibilità infinite.

 

VITTORIO TINTI
GALLERIA 67  

Galleria 67 prende ispirazione dalla storica mostra del 1967 alla Galleria La Bertesca di Genova — atto fondativo dell’Arte Povera. Così come quel movimento mise in discussione l’idea di opera compiuta per valorizzare la materia grezza e la profondità concettuale, questa collezione riflette sull’urgenza di rompere con l’eredità per generare nuovi linguaggi creativi.

Le silhouette nascono dall’intersezione tra la tattilità della pelle e la ruvidità del non-finito, dove la materia stessa si fa narrazione. Cemento e fiori, pelle e nylon, borchie e ricami: tutto si scontra in una tensione continua tra memoria e rifiuto, tra compiuto e incompiuto.

I riferimenti a Janis Kounellis e Donald Judd si contaminano con l’immaginario cosmopolita dei cowboy americani, dando vita a un dialogo aperto tra passato e presente, alla ricerca di una verità più intima, più viva.

 

 

KYUNGHOE KU 
RIBELLIONE LEGACY

L’ispirazione nasce dalla divisa militare britannica del 1937 — simbolo di autorità. La sua struttura rigorosa viene reinterpretata attraverso tecniche sartoriali per svelare una tensione latente, trattenuta sotto la superficie.

Elementi tradizionali come la camicia, la cravatta e le tasche si decostruiscono in volumi architettonici e transizioni tattili. La silhouette mantiene la sua compostezza, ma al suo interno si cela una ribellione silenziosa, deliberata, ed elegante.

Si apre così un dialogo tra disciplina e opposizione, tra rigore ed emozione — dove l’autorità si indossa, ma non si obbedisce.

KATSIARYNA YERMAKOVA
RESIDUE  

Ispirata a una scena da The Sacrifice di Tarkovskij, la collezione evoca due paesaggi: il silenzio sfuggente dell’infanzia in Bielorussia — che riaffiora dal subconscio della designer — e le scogliere modellate dal vento di Seven Sisters. Un dialogo tra memoria e natura che sigilla un tempo che sfuma, familiare e onirico al tempo stesso.

I capi attingono alla tradizione rurale e ai ricordi d’infanzia, reinterpretati attraverso proporzioni giocose che danno forma a nuovi archetipi stilistici. Le silhouette, ispirate all’outerwear e pensate per il movimento e la protezione, si trasformano in forme fluide stratificate di memoria ed echi culturali.

È una riflessione silenziosa su ciò che resta — su ciò che portiamo con noi quando tutto il resto viene lasciato indietro. Una visione di “casa” non come luogo fisico, ma come presenza interiore: intima, indistruttibile.

 

 

ASIA PECORINI
PSICOFORME  

La collezione prende forma come una fuga dalla realtà attraverso l’ipnosi — uno spazio governato dall’istinto e dall’irrazionalità, uno stato onirico al tempo stesso rassicurante e destabilizzante, in cui le immagini appaiono distorte, deformate, filtrate da una lente alterata.

I capi si distinguono per volumi esagerati e silhouette scultoree, modellate da tessuti strutturati e pelli rigide che amplificano le forme. Sotto la superficie pulsa un’eleganza surreale, dove la logica del sogno si traduce in tensione visiva e l’estetica assume una dimensione visionaria.

Forme dilatate, curve allucinatorie e astrazioni materiche compongono un linguaggio visivo fatto di percezioni alterate, distorsioni e raffinatezza: un minimalismo onirico che sfida la realtà — e la reinventa.

GIUSEPPINA LAMIRANDA
ANCESTRAL RHYTHMS 

Questa collezione nasce da una memoria antica, custodita tra le colline della Lucania, dove il Carnevale di Tricarico rinnova il suo incanto, anno dopo anno. In questo rito arcaico, uomo e animale si fondono, mascherandosi da Toro e Mucca, rievocando la transumanza — un viaggio ancestrale fatto di suoni, passi, campanacci e silenzi.

Le maschere, I’Mashkr, portano con sé il respiro della terra e il ritmo del tempo contadino, in una danza collettiva dove il sacro incontra il profano, la leggenda si mescola alla realtà. Da questa visione prende forma la collezione: una mandria in cammino, una processione simbolica in cui ogni gesto si fa celebrazione.

Le silhouette richiamano la morbidezza dei pascoli e la forza dei crinali montani. I tessuti — leggeri e materici — si sovrappongono come memorie stratificate, mentre lunghi nastri fluttuano nell’aria come canti rituali, amplificando il movimento e la trance collettiva.

Una coreografia di terra e spirito, antica e contemporanea — radicata nella memoria, ma viva, indomita, da indossare.