Chi è un Fashion Buyer?
Chi è un Fashion Buyer?
Creatività, spirito visionario, cultura ma anche precisione e perfetta maîtrise degli strumenti tecnici digitali: è questo l’insieme di competenze richieste oggi a un fashion buyer. Una professionalità multidimensionale, che presuppone una formazione di altissimo livello per accedere a un mestiere che, indubbiamente, è tra quelli che più influenzano i trend di moda e hanno un impatto sul nostro modo di vestire.
Scoprite dinamiche e opportunità di questo mestiere di moda grazie agli insight di due affermati professionisti del settore.
Chi è il Fashion Buyer?
Fashion buyer…Cosa si nasconde dietro questa terminologia? «I professionisti che acquistano collezioni o prodotti per strutture retail fische o online », spiega Stefano Sorci, Fashion Buyer e Course Leader di Istituto Marangoni Milano.
Ma cosa significa, concretamente, svolgere questa professione?
« Il buyer seleziona le collezioni e i capi più adatti per un negozio o una catena di punti-vendita - spiega Carlos Gago Rodriguez, Fashion Buyer, Art Director e Tutor a Istituto Marangoni Milano - può ricercare nuovi brand, costruire una selezione coerente per una boutique multibrand, oppure scegliere i capi più rappresentativi all’interno della collezione di un singolo marchio. E’ un lavoro di autentico editing: individuare cio’ che meglio rispecchia lo stile del negozio e le esigenze dei suoi consumatori ».
Un ruolo stimolante, che richiede, sottolinea Rodriguez, «conoscenze tecniche (moda, merceologia, economia, design), intuizione e sensibilità estetica, capacità di anticipare i trend e di leggere i comportamenti dei consumatori ».
I requisiti per diventare un ottimo Buyer
Qual è il requisito numero uno?
« Saper coniugare senso commerciale ed estetica; una forte capacità di pianificazione e gestione delle merci » afferma Stefano Sorci.
Il perfetto Buyer, lo si sarà capito, combina logica ed emozione. « Deve possedere una grande sensibilià estetica e una cultura solida, che gli permettano di interpretare i trend e di intuirne l’importanza nel medio e lungo termine. Ma non basta - prosegue Rodriguez - deve sfoggiare una logica nella costruzione del merchandise mix: cosa abbinare, cosa proporre insieme, come raccontare un messaggio attraverso i prodotti. Il buyer è come un direttore d’orchestra: i brand sono i diversi strumenti che devono armonizzarsi insieme ».
Un aneddoto emblematico
Un buyer multibrand, visitando vari showroom, intuì che i Moon Boot potevano evolvere da scarponi tecnici a prodotto fashion. Il sell-through fu altissimo: le calzature venivano indossate anche in città, con pellicce vegane. Ma dopo tre stagioni, osservando un calo dell’interesse, ridusse gli ordini.
«È un esempio perfetto di quanto contino intuizione, osservazione e capacità di analisi», commenta Rodriguez.
Cultura e AI: gli strumenti del buyer
Per tenersi constantemente informato e « fiutare » i movimenti, le aspirazioni, i gusti della società il buyer deve coltivare una cultura ampia: arte, cinema, mostre, storia del costume. « Senza una sensibilità estetica allenata, il buyer rischia di diventare tecnico e “asettico” », avverte Carlos Gago Rodriguez.
Allo stesso tempo, le competenze tecniche sono imprescindibili. «È fondamentale conoscere a fondo gli strumenti digitali: molte piattaforme di buying integrano oggi l’Intelligenza Artificiale», ricorda Stefano Sorci.
Una carriera internazionale e in continua evoluzione
Richiestissimi da multibrand, department store, e-commerce e dagli stessi brand — ai quali spesso portano insight e idee — i fashion buyer lavorano in un contesto internazionale. Viaggi, fiere di settore, saloni, Fashion Week: mobilità e curiosità sono essenziali.
La carriera può evolvere rapidamente: da Buyer a Buyer Manager, fino a Buying Director o Buying Coordinator.
La giornata tipo di un Fashion Buyer
Intesa, dinamica, molto varia.
Durante le campagne vendita: appuntamenti negli showroom, analisi dei dati delle stagioni precedenti, visione delle nuove collezioni, preselezioni, definizione dei pesi riga, taglie e varianti.
Durante l’anno: monitoraggio costante delle performance dei prodotti, analisi quantitative (budget, prezzo medio scontrino) e qualitative (intuizione, creatività, percezione dei trend), ricerca di brand alternativi se quelli presenti funzionano poco, pianificazione del merchandising.
TUTTE LE DOMANDE CHE POTRESTE FARVI
Il fashion buyer crea i trend o li interpreta?
Li intercetta e li interpreta, adattandoli al contesto della propria realtà professionale.
È difficile trovare lavoro?
Non particolarmente, ma è essenziale una solida esperienza di vendita diretta in negozio.
Retail fisico e online: quali differenze?
Le logiche sono simili, ma cambiano target e portata geografica. Nel lusso, tuttavia, l’online non sostituisce il negozio:
Non si vendono solo abiti, ma idee, identità, esperienze. Il punto vendita resta il cuore della relazione.
Quanto conta il network, soprattutto sui social?
Molto. Oggi è uno strumento fondamentale per intercettare i trend e dialogare con la community.
Quali percorsi formativi sono più indicati e quali competenze risultano imprescindibili?
Formazioni accademiche in Fashion Management rappresentano la base ideale (sia triennali che master), ma è fondamentale integrare insegnamenti specifici del settore moda. Tra le competenze imprescindibili: la capacità di riconoscere materiali e lavorazioni, comprendere la costruzione dei capi e valutare la qualità dei prodotti.
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